La casa vivente unisce antropologia ed esperienza personale, viaggio ed etnografia e ci invita a ripensare il nostro modo di immaginarci nello spazio.
Abitare uno spazio, nell’accezione antropologica del termine, significa potervi investire desideri, sogni o ricordi, per un farne un luogo identificabile e nel quale riconoscersi.
Abitare è una delle principali caratteristiche dell’essere umano e la casa è il luogo umano per eccellenza.
Domandare a qualcuno: “Dove vivi?” è chiedere notizie su quello che dà senso alla sua vita, ma anche le case a loro volta sono vive, respirano, invecchiano e vanno revisionate.
Vivere e abitare in modo sostenibile
Dalle Ande peruviane alla Mongolia, passando per il Laos e il Vietnam, Andrea Staid ci conduce in un viaggio verso una nuova consapevolezza: di quanto sia importante vivere (e dunque abitare) in un modo più sostenibile ed ecologico e di come le nostre decisioni facciano parte del complesso disegno del mondo, sino a illustrarsi la sua scelta di abitare in una casa che di natura si nutre costruita assecondandone i ritmi e gli spazi.
“L’uomo abita la casa quando non si limita a subire l’esistenza e le fatiche del vivere. In questo modo “abitare” assume il senso del prendersi cura, di sé e degli altri.”
In questo libro, che va letto dalla prima all’ultima pagina con un inevitabile crescendo di interesse, si parla di architettura organica, case ecologiche, architettura vernacolari. Si parla di come il concetto stesso di abitare si sia modificato profondamente, seguendo il solco tracciato dalle civiltà ‘più forti’ e ‘vincenti’ che hanno nel tempo cancellato la dimensione comunitaria e naturale delle case. Soprattutto si è perso nel tempo e con l’avanzare della “civiltà” il senso e l’importanza dello sviluppo dell’abitare all’esterno, nella natura.
La casa come investimento, status, separazione dall’esterno, grumo tecnologico o moda passeggera è un concetto moderno, lontano dalla nostra natura più profonda e quindi più spesso fonte di preoccupazioni che di conforto.
Andrea Staid
Andrea Staid è docente di antropologia culturale e visuale presso la Naba, ricercatore presso Universidad de Granada, dirige per Meltemi la collana Biblioteca/Antropologia. Ha scritto diversi libri, tra cui Abitare illegale e I dannati della metropoli tradotti in Grecia, Germania, Spagna e adottati in varie facoltà universitarie. Collabora con diverse testate tra le quali: «Left», «Il Tascabile», «La Ricerca». Potete seguire il suo lavoro qui >>